I Segnali di Futuro in questione sono la cifra del cambiamento in atto nella produzione dei servizi pubblici, nelle forme del lavoro, nei modi di abitare, nella creazione di coesione sociale, nelle nostre strategie quotidiane di cura del benessere individuale e collettivo, nelle pratiche culturali e della mobilità. Sono ibridi, non definibili ma non necessariamente hanno bisogno di una definizione. Sono spesso segnali timidi, che hanno dato luogo a primi risultati da consolidare.

Nascono da idee nuove con nuovi materiali. Ma sono anche reinterpretazioni di cose antiche: reinventano, riciclano, riusano dispositivi, pratiche, strumenti, che erano già nella nostra cassetta degli attrezzi. Non fanno (ancora) parte del mainstream: il più delle volte non ambiscono neppure a diventare mainstream. Non sono prodotti finiti, sono “opere aperte”. Dipendono da attori non pigri, che mettono insieme creativamente pezzi (problemi, risorse, opportunità, altri attori) che, a prima vista, insieme non dovrebbero starci.

DCIM100GOPRONascono da invenzioni, ma anche dalla copia di qualcosa di già visto, da abilità apprese e poi magari abbandonate, da pezzi di competenze non del tutto mature e mai messe al lavoro. Nascono da buone domande, per le quali abbiamo solo risposte tentative. Sempre, sono generati da processi riflessivi. Si diffondono per emulazione, per accumulo e selezione. Mettono al lavoro gli avanzi: nella progettazione sociale non si butta mai via niente. Contribuiscono a rendere smart la città: ma sono la spia dell’intelligenza sociale, più che di quella dei device tecnologici. Producono beni pubblici ma il più delle volte non hanno neppure rapporti con il settore pubblico. Sono certamente anomali, altrimenti non sarebbero innovativi. Non sappiamo dove collocarli: in che settore ricadono? E perciò ci incuriosiscono: cosa abbiamo di fronte? Sono nati nell’area milanese: forse questa città è ancora capace di accogliere l’anomalia e dunque generare innovazione? È lecito pensare (a noi piace farlo) che siano dichiarazioni di amore per Milano, che è città abilitante più di ogni altra nel nostro Paese.

2015-03-06 16.43.31Ad oggi il sito raccoglie più di 200 pratiche catalogate per categorie tematiche (macro e micro) e per ambiti territoriali. Per ciascuna è stata preparata una scheda contenente, oltre ad una descrizione, anche dettagli e specifiche quali: indirizzo, numero di telefono, email, sito internet e, ove esistenti, gli strumenti social utilizzati (facebook, twitter, instagram, etc.).

In generale, i Segnali di Futuro appartengono a campi diversi. Alcuni sono orientati a permettere di vivere meglio insieme, a sviluppare strategie di condivisione, forme di combinazione di diversi servizi, modalità poliedriche di uso, appropriazione e trasformazione degli spazi della vita quotidiana; altri servono a pensare, inventare, produrre e condividere conoscenza e cultura. Sono incentrati su nuovi modi di scambiare e produrre valore, attraverso il superamento delle barriere tra proprietà ed uso, tra affitto e prestito, tra accessibilità ed esclusione; mettono in atto modi nuovi di spostarsi, di produrre energia, di impattare meno sull’ambiente, trasformando comportamenti quotidiani in atteggiamenti di responsabilità sociale. Spaziano dalla nuova agricoltura alla diffusione dell’artigianato 2.0, rivisitano le forme della produzione e del lavoro; per queste pratiche fare è un modo di stare nel mondo: orientamento pratico, tensione progettuale, conversazione riflessiva con gli oggetti del proprio fare e con la propria comunità di riferimento. 

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