Chi
La fabbrica di Olinda
Altri attori coinvolti
Fondazione Cariplo, Dipartimenti di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda, Comune di Milano, ASL Milano, organizzazioni del terzo settore
E’ difficile descrivere in poche parole cosa sia Olinda. Dietro questo inconsueto nome, che fa riferimento al nome di una delle città invisibili di Calvino, si racchiude oggi una moltitudine di differenti e poliedriche realtà che vanno dal teatro alla ristorazione, passando per l’ospitalità e il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate.
Ma facciamo un passo indietro ai primi anni 90, periodo nel quale in Italia proseguiva il processo di chiusura degli ospedali psichiatrici. La Lombardia era molto in ritardo e tutti i 12 manicomi erano ancora in funzione. È proprio in questo periodo che all’ex ospedale Psichiatrico Paolo Pini nasce una cooperativa sociale, ‘La fabbrica di Olinda’ che inizia un complesso percorso di riconversione di una parte della struttura. L’obiettivo sin dall’inizio era quello di trasformare una realtà chiusa in un luogo aperto, che potesse rinascere con la città sulla base di tre assi principali: abitare, lavorare e socializzare. Assi diventati, quindi, progettuali per concepire un’idea nuova di città. Nasce così una realtà che si mantiene principalmente con le attività commerciali , il ristorante, il catering, la cultura e l’ostello. I locali sono in comodato gratuito ma le ristrutturazioni necessarie, come quelle per il teatro, sono state interamente a carico della cooperativa stessa. Un supporto importante proviene dalla Fondazione Cariplo.
A raccontarci questa storia è Thomas Emmenegger, psichiatra svizzero nato a Lucerna che si divide tra Milano e il Canton Ticino e che sin dall’inizio si è impegnato nel delicato compito di accompagnare la chiusura dell’ospedale psichiatrico traghettandolo verso nuovi destini. Uno degli aspetti più difficili, ci spiega, è stato quello di mantenere la vocazione sociale della cooperativa senza però trascurare i criteri di economicità, competitività e sostenibilità.
Quando gli viene chiesto di raccontare cosa faccia il complesso mondo che ha contribuito a creare, così si esprime: “Costruiamo opportunità per lavorare, abitare e stare con gli altri. Facciamo torte, salute, cultura, cocktail, relazioni, feste, formazione, riunioni (tante!), bilanci, calcio, contratti di lavoro a tempo indeterminato, laboratori di teatro e ristrutturazioni.”
La struttura offre lavoro a più di quaranta persone ed è diventata ormai un punto d’incontro anche per artisti e registi provenienti da ogni parte del mondo, dato che ospita festival, concerti ed eventi di ogni genere. Quella che in origine era, come Thomas stesso dice, una “fantasia” è oggi una realtà viva, ospitale e autonoma. “